L’esperienza proposta da Marco Crispano traccia un ponte sulle molteplici vie di percezione dello spazio, attraverso strumenti e suggestioni di varia natura che recuperano istanze ed elementi cari a diverse forme di espressione artistica.

Con un titolo di una precedente mostra (Il Volo dell Albatros, Atelier Montez, Roma, 2023) non a caso didascalico, l’artista si identifica con un albatro: un uccello marino di enormi dimensioni che ad oggi detiene il record di uccello vivente con l’apertura alare più vasta al mondo.

In questa metamorfosi Crispano rende omaggio e si identifica come artista nel simbolismo della celebre poesia di Baudelaire che paragona sé stesso all’albatro.

Come l’uccello marino fa con i marinai, gli artisti ci accompagnano con la loro arte nelle avversità e nelle istanze più emotive della vita quotidiana che loro stessi percepiscono più chiaramente di chiunque altro.

Questa loro indole e accentuata sensibilità gli concedono al tempo stesso una capacità di elevarsi al di sopra degli altri e del mondo, ma esercitano anche un pesante fardello che gli impedisce di vivere serenamente fra la gente comune in quanto destinati ad essere  incompresi.

Come spiega Crispano, l’immedesimazione nell’albatro lo conduce a tracciare una perfetta

linea perpendicolare all’orizzonte che gli consente di planare sul mondo registrando nella pittura quegli elementi e quelle forme che maggiormente lo colpiscono, pur mantenendo una discreta distanza dal riconoscimento visivo delle architetture e delle strutture mentali più familiari all’essere umano.

Il punto di vista è perfettamente allo zenith, vale a dire che siamo di fronte ad una visione che potremmo definire satellitare, più vicina all’idea alla base dell’aeropittura futurista che proponeva non solo prospettive vorticose, ma anche volutamente distorte ed esacerbate,  rispetto alla meno emotiva prospettiva a volo di uccello che nel Rinascimento soddisfava

un’evidente necessità documentaristica.

L’astrazione del paesaggio in questi pattern cromatici, avvicina la pittura di Crispano ai lavori pittorici di Carla Accardi e Giulio Turcato, in particolar modo nel comune procedimento di semplificazione delle forme che, privando la composizione di ogni elemento simbolico e allegorico, riportano la pittura ad una dimensione più concreta.

Ciò che a contrario distingue Crispano dai nostri pionieri dell’astrattismo italiano è la permanenza nei suoi lavori di una delicatissima emotività che riconduce l’artista a ricercare

nel suo volo qualcosa per lui indispensabile ma non decifrabile agli occhi degli altri. Così seleziona queste porzioni di realtà e le sottopone al procedimento artistico per riportare ai nostri occhi uno spaccato della sua intimità.

Marcella Magaletti